“Regina del secolo”, “La più bella del mondo”, questo pensava di essere la narcisa Virginia Oldoini, compiaciuta di piegare con il fascino i potenti d’Europa, forse troppo spudorata per il periodo storico in cui visse.
La vita di (preparati all’elenco o salta di brutto questo periodo) Virginia, Elisabetta, Luisa, Carlotta, Antonietta, Teresa, Maria dei Marchesi Oldoini di La Spezia, in sintesi la Contessa di Castiglione, fu la spia più discussa e affascinante del Risorgimento.
Questa donna mi intriga, mi è sempre piaciuta tanto e voglio raccontare di lei, delle sue performance e del coraggio di essere una donna senza peli sulla lingua, audace e fuori tempo, spudoratamente intelligente.
Anche se nacque a Firenze (22 marzo del 1837) lei si sentiva spezzina, ecco perché la città le ha dedicato nel 2000 un busto prendendo spunto dalla foto che vedi qui sotto che la ritrae con il viso coperto.
Nonostante avesse scritto: “Sono nata alla Spezia, mi sono sposata alla Spezia e voglio essere sepolta alla Spezia, mia ingrata, ingiusta, amata città.” … non sarà così…
Perché la Contessa di Castiglione è così speciale?
Partiamo dal “vizietto” di sedurre chiunque. Lo ostentava senza pudore, corteggiare e stuzzicare i maschietti era un vezzo che non abbandonò mai.
Quando il padre scoprì i “pizzini sconci” della figlia bambina, la relegò in un convento, ci rimase poco visto che le suore, insospettite dal suo focoso modo di amare Dio, la rispedirono al mittente.
Una donna che pensava di essere invincibile, parlava 4 lingue e aveva un obiettivo: convolare a nozze con un uomo di rango.
La nostra Virginia a 17 anni sposò il cugino di Cavour, il conte Francesco Varasis di Castiglione e finalmente mise piede alla corte di Torino.
La Contessa non perse però il vizio di sedurre. Mise in atto le sue doti ammaliatrici flirtando con Costantino Nigra, ambasciatore piemontese a Parigi, con i tre prìncipi Doria ( le malelingue dissero tutti insieme, che perfidi i biografi della Contessa) non denigrando anche altri rampolli che frequentavano la Corte di Vittorio Emanuele.
La sua carnagione candida, i capelli dorati, gli occhi azzurri/verdi e la sua altezza erano sufficienti per far capitolare gli uomini del potere. C’è da dire che il prototipo di donna del tempo la voleva bassa e grassottella, immagino Virginia guardarle dall’alto in basso con occhiate languide e supponenti, certo che irritava le nobildonne di corte.
La storia di Virginia: un po’ di gossip
Camillo Benso, conte di Cavour, viste le capacità seduttive della giovane donna, decise di giocarsi il tutto per tutto per salvare l’Italia mandando Virginia a Parigi per ammaliare, niente poppò dimeno che, l’Imperatore Napoleone III.
Virginia era sposata da un anno con suo cugino, era appena diventata mamma di Giorgio, ( che la odierà cordialmente per tutta la vita) ha 18 anni e volete dirmi che dalla sua bellezza dipende il futuro di una nazione?
Due dubbi mi prendono alla sprovvista:
1-La Contessa di Castiglione era davvero bellissima e intelligente.
2-Cavour era disperato sul serio.
La Contessa giunse a Parigi nel 1855, pienamente consapevole della responsabilità politica della missione e venne affidata a Costantino Nigra, con il compito preciso di farne una spia.
Virginia imparò presto ogni tattica persino un codice cifrato che utilizzò nella corrispondenza che tenne costantemente con il governo del Piemonte.
Entrò in società partecipando a feste e spettacoli, indossando gioielli preziosissimi e vestiti tanto audaci quanto inconsueti.
Iniziò la sua scalata partendo da flirt minori dei quali annotò tutti i particolari sul suo “Journal”- diario.
Nonostante anche le donne ne riconoscano l’avvenenza (la principessa di Metternich la definì “una statua di carne”), i rapporti con loro non devono essere stati altrettanto facili, inimicarsi le donne è sempre molto pericoloso, ma Virginia aveva una missione da compiere e mai avrebbe deluso le aspettative.
30 MINUTI DI FOLLIA E L’ITALIA FU SALVA
Napoleone III non ci mise molto a notare quella donna prorompente, assai diversa dalle altre, capitolando alle prime smancerie di lei.
Virginia salvò il Papato e fece l’Italia, beh questo è quello che ripeté lei allo sfinimento, fatto sta che riuscì nell’impresa.
Non avevo dubbi che un cinquantenne non cedesse alle avances di una diciannovenne.
Imprenditrice di se stessa, cinica e focosamente femminile, pare che in 30 minuti, sulle lenzuola di seta, riuscì a convincere Napoleone III ad appoggiare la causa italiana.
Brava Contessa.
Probabilmente Virginia credeva di aver trovato un suo ruolo all’interno della corte parigina, se non avesse perso il vizio di far capitolare ogni uomo che incontrasse. Essere l’amante dell’Imperatore può darti tanti vantaggi, ma gli occhi devono restare fissi su di lui.
Virginia non amò altri che se stessa, se dagli uomini sapeva farsi adorare, dalle donne usciva solo odio e in prima fila troviamo la spagnola Eugenia Montijno, consorte di Napoleone, poco felice di sapere che la Contessa ricevesse gioielli e una rata mensile di ben 50mila franchi per essere solo un’amante di passaggio.
Si legge nel suo diario:
Le eguaglio per nascita. Le supero per bellezza. Le giudico per ingegno.
E ancora:
Io sono io, e me ne vanto; non voglio niente dalle altre e per le altre. Io valgo molto più di loro. Riconosco che posso non sembrare buona, dato il mio carattere fiero, franco e libero, che mi fa essere talvolta cruda e dura. Così qualcuno mi detesta; ma ciò non mi importa, non ci tengo a piacere a tutti.
Virginia, una donna senza pudore?
Minà, come la chiamava l’Imperatore, si divertì tanto durante il soggiorno parigino. Ce lo racconta lei stessa attraverso i suoi diari, era talmente spregiudicata che dava un voto per ogni prestazione ottenuta.
E stava per «carezze», B per «bacio», BX per «molto più di un bacio», F per «rapporto completo».
La Contessa e le altre donne
Che dire di più? Lo sai, la odiavano all’unisono capeggiate da Eugenia, moglie di Napoleone III. Più la beffavano più lei provocava.
COME QUELLA VOLTA CHE…
Per andare a un ballo si rotolò nuda sulla colla e si cosparse di piume.
A Parigi fu una delle prime donne a vestire abiti attillati con spacchi, usava giarrettiere gioiello, biancheria intima di pizzo nero.
Il suo colore preferito era il rosso magenta, guarda caso il colore dell’amore.
I suoi abiti erano stampati con motivi floreali accesi, fiori di glicine e margherite su colori ametista, lavanda e viola vescovo, se pensi a cosa andava di moda al suo tempo.
Posso rinfrescarti la memoria?
Faccio una piccola digressione per farti conoscere meglio la Contessa e aiutarti a immaginare quanti pettegolezzi suscitava una donna di tale audacia.
Se non ti interessa passa oltre, non voglio annoiarti.
ECCO COME VESTIVANO DAL 1840 AL 1855
Riporto uno spaccato di storia della moda, pubblicato sul sito “abitiantichi”, lo trovo semplice, molto interessante e veloce da leggere.
Se sei un’appassionata di moda, credimi ti sto facendo un bel regalo.
“Con il 1840 le maniche abbandonano totalmente il volume precedente e diventano lunghe e aderenti. Il corpino, di linea aderente e più allungata rispetto a prima, accentua ulteriormente questa sua verticalità terminando a punta, e gli scolli a barca spariscono a favore di uno scollo rotondo e accollato da cui spesso fa capolino un colletto bianco.
Le gonne, che ora toccano di nuovo terra, al contrario acquistano volume e rotondità, e per sostenerle in questa loro crescita nasce la crinolina, una sottogonna rigida in crine intessuto con fili di lana o seta.
Calze e scarpe, ora completamente nascosti dall’abito, perdono importanza, ma è in questo periodo che ricompare un basso tacco sulle calzature dalla punta sempre quadrata e gli stivaletti acquistano sempre più importanza.
Le acconciature sono basse con i capelli, idealmente scuri, spartiti sulla fronte e raccolti sulla nuca. I cappelli a capote incorniciano il viso spesso sovrapponendosi alle cuffie di pizzo che non vengono quasi mai tolte.
I guanti, o i mezzi guanti, sono indossati in ogni circostanza, anche in casa…”
Ora è chiaro perché la Contessa facesse scalpore?
Povera Virginia, inimicarsi la moglie dell’Imperatore, un grande errore.
Nel 1857 (era a Parigi da solo un anno) qualcuno fece un attentato contro Napoleone mentre si trovava ospite in casa sua.
Occasione propizia per Eugenia che la spedì al di là delle Alpi in un batter d’occhio. La povera Minà fu espulsa dalla Francia e Napoleone non se ne preoccupò, si sa le amanti vanno e vengono e lui aveva già puntato la moglie del Ministro degli Esteri, la contessa Walewska.
Bye bye Virginia.
Inizia così il periodo nero: 4 anni di pura disperata follia.
Nel 1862, per intercessione dell’ambasciatore Costantino Nigra, tornerà a Parigi con propositi di rivalsa, seppure conscia di avere le porte del Palazzo sbarrate.
Pensò di sfondare come modella dei fotografi alla moda Mayer e Pierson. Ritrassero la bella Contessa a letto in pose provocanti, con le gambe nude fino al ginocchio, un vero scandalo per l’epoca.
La fine della Contessa di Castiglione
Questa avventura durò 6 anni fino a che si convinse di essere finita.
Visse in Rue Cambon 14, un appartamento nel quale, si dice, coprì tutti gli specchi per non essere costretta a vedere la sua decadenza e, si dice, uscisse solo di notte misteriosamente coperta.
Conservò fino a vecchiaia avanzata, a mo’ di reliquia, all’interno di una piccola teca sferica di cristallo, la vestaglia di seta verde con cui, durante la notte passata con Napoleone III di Francia, sarebbe cambiata la storia d’Italia.
Quello che è certo è che la storiografia ufficiale ha fatto di tutto per cancellare il suo ruolo nella politica piemontese, anche sostenuta dal fatto che le sue carte, che testimoniavano i contatti da lei avuti con molti importanti personaggi dell’epoca, furono sottratte e – si dice – bruciate dalla polizia subito dopo la sua morte, avvenuta il 28 novembre 1899.
Morì sola e abbandonata da tutti.
Al suo funerale si presentarono solo 10 persone.
Riposa al cimitero Père Lachaise in buona compagnia con Edith Piaf, Oscar Wilde, Charles Baudelaire tra gli altri.
La fama della spezzina fu data in pasto alla società per mano di un francese che iniziò a divulgarne le imprese agli inizi del ‘900.
Oggi gli spezzini la considerano un simbolo, ma i loro concittadini al tempo della sua morte le dedicarono uno spazio invisibile sui quotidiani.
Forse non sapevano chi fosse?
Mi piace pensarla così.
Stefania Zilio
2 Comments on “La storia di Virginia Oldoini, la contessa più spudorata dell‘800”
Please correct all the “she” and “he” in the article, they’re almost all wrong, even in the bio of the author…
Please correct all the “she” and “he” in the article, they’re almost all wrong, even in the bio of the author… it’s hard to understand if they’re talking about Virginia or Napoleon or anyone else