È inevitabile, quando si parla di profumi, bisogna citare l’olfatto, il più antico dei sensi, quello che ci permette di “vedere” quando è tutto buio, di vivere una sensazione senza bisogno di un ragionamento logico.
L’olfatto viene definito “il gusto a distanza” per il collegamento diretto che ha con le nostre pupille gustative, quando al sol annusare si scatena una reazione, diversa in ognuno di noi.
Come fanno i creatori di profumi a compiacere migliaia di persone?
Come le classificano, se c’è una classificazione?
Ci sono due macro sistemi: l’agro e il dolce e poi a cascata tutti sottosistemi?
E se fosse così, quanti sono per rispondere ai gusti dell’intero universo?
Sono tutte domande che mi frullano nella mente quando inalo una fragranza di un profumo.
Nel momento della scelta mi concentro sull’essenza, cerco di individuare un componente, ma per quanto percepisca il piacere, sensazione per sola definizione, non ne azzecco uno.
Se dovessero fare un profumo esclusivo per te e partissero dai tuoi sensi, cosa diresti?
Non è facile vero?
Io mi definisco una dolce con una punta acre, che spinge verso la sensualità e intorpidisce con l’intelligenza.
Basta questo per capire quali saranno gli elementi che comporranno il mio profumo personale?
Ho cercato un’esperta del settore, una bellissima donna che i profumi li crea, che condivide storie indimenticabili attraverso le sue creazioni olfattive.
Ho cercato Francesca Dell’Oro e ho voluto intervistarla.
Intervista a Francesca dell’Oro, creatrice di profumi
Se vuoi sapere come si crea un profumo, leggi l’intervista, alla fine saprai cosa scegliere, cosa scartare e quanto lavoro implica una sola goccia di fragranza che fai cadere sulla tua pelle.
Dolce o salato, legnoso o floreale: qual e’ il profumo Francesca dell’Oro?
Ogni fragranza FD’O è un’indagine creativa, uno studio preciso e accurato delle materie prime che animano quel profumo. Ogni materia prima porta con sé ventagli di sfumature, riflessi, evocazioni particolari che aprono varchi emotivi continui. Non è quindi riconducibile a una semplice classificazione perché ciò ridurrebbe la grande complessità che un jus possiede, la sofisticazione nel rispettarne le armonie e tutti i misteriosi meccanismi che animano una formulazione.
Mi sentirei di affermare che un profumo FD’O può essere dolce, legnoso o floreale tanto quanto speziato, aldeidato o con accenti verdi, ad esempio. Non è questo però l’importante, ma lo è per me ciò che la sua luce cattura e rimanda all’emozione che suscita, agli scenari che apre e a quali intenti solletica. Di certo agli FD’O parfums vengono sempre attribuiti una grande rotondità, una eleganza versatile e dei virtuosismi contemporanei.
Ogni profumo è dissimile per chi lo indossa: ho una curiosità, siamo divisi per categorie?
Non è propriamente vero che un profumo vari in maniera così assoluta da persona a persona.
Alcuni accordi sono più facili da riconoscere e fissare su pelle, altri sono forse più sfuggenti e “sovversivi”, ma in linea di massima la riconoscibilità di una fragranza è importante tanto quanto la sua formulazione. Vero è che nell’indossare un profumo entrano in gioco una serie di variabili personali che possono creare nuances e accenti diversi di quello stesso profumo.
E’ chiaro inoltre che ognuno di noi possiede una propria chimica in grado di catturare e sprigionare una fragranza con leggere sfumature rispetto a un’altra persona.
Pelli molto chiare, ho notato, tendono ad addolcire ulteriormente note morbide, talcate e fiorite, oppure pelli olivastre con fototipo più mediterraneo rendono più speziata tutta la gamma delle note più ambrate e calde. Ovvio non sia universale, ma di certo esiste una personalizzazione legata agli svariati fattori genetici.
Se le fragranze conducono a un tratto distintivo della personalità, come si comporta con la moda che impone alle case produttrici nuovi prodotti ogni anno?
Questo è il bello di essere un “battitore libero” e di non sentire mai il bisogno di creare sotto alcuna imposizione. La mia scelta di operare nell’ambito selettivo mi consente di non assoggettare mai un’idea creativa a nulla, se non al puro desiderio di esprimermi. Non dimentichiamo che la creazione di un profumo è un processo laborioso, meticoloso e ricco di step. Io mi prendo ogni volta tempi e ritmi necessari per seguire con cura ogni piccolo passaggio. E questo può di certo comportare uno scarto temporale più o meno consistente tra un lancio e l’altro. La soddisfazione poi di vedere un progetto olfattivo che si consacra al tempo, non quindi legato a mode, ripaga sempre moltissimo. Un profumo si lega a stile e personalità, come Lei diceva. Questo aspetto lo rende eterno e unico.
Esiste la fragranza perfetta, quella che soddisfa un gran numero di persone?
Se esistesse nessuno sentirebbe l’esigenza di continuare a creare nuove sensazioni olfattive e nessuno di ricercarle. E comunque non dimentichiamo che noi siamo sempre in evoluzione, e con noi si evolvono vissuti, curiosità, interessi, storie. Questo variegato gioco di prismi a luce continua ci permette di aprire varchi e campi d’indagine sempre nuovi e stimolanti. E confido, anzi auspico sia sempre così, anche dal punto di vista olfattivo.
La formula del suo segreto come si può sintetizzare?
E’ un segreto appunto 😉 (come tutte le formule olfattive ben riuscite)
Prendiamo il mondo e dividiamolo in 4. ogni parte si distingue per sapori, natura e colori. Si può attingere da ogni area per creare un profumo oppure e’ bene non contaminare gli usi e costumi?
Io credo che tradizione e cultura siano sempre dei valori aggiunti, sono lo scheletro di un individuo, ma lo sono anche di una materia prima e quindi di una fragranza.
Le materie prime giungono da varie zone geografiche, ognuna legata a climi, a usi e costumi del luogo. Tutti elementi che concorrono a garantire fascino e autenticità.
Ma un profumo spesso può anche essere contaminazione, una miscellanea variopinta di sensazioni raccolte da più parti del globo racchiuse dentro un flacone, le quali sono in grado di aprire universi sfaccettati concettuali e sorprendenti. Altre volte invece può essere vincente rimanere fortemente ancorati alle radici di quel luogo geografico per essere maggiormente fedele e coerente con il messaggio che la fragranza vuole evocare.
Parliamo di materie prime: quali sono le preferite di Francesca dell’Oro?
Non possiedo delle materie prime d’elezione però devo ammettere che spesso nei cuori delle mie gemme olfattive prediligo l’uso di imponenti assolute fiorite di iris, gelsomino indiano, rose carnali e solari fiori d’arancio. Anche la famiglia legnosa è un fil rouge delle mie creazioni: patchouli indonesiano, vetiver, sandalo Mysore, legno di Guaiaco e di cedro. Mi piace molto anche la struttura legnosa perché rappresenta la colonna portante di una fragranza e regala sempre emozioni intense ed arcane.
Nelle ultime creazioni invece mi sono divertita ad evocare intriganti accenni gourmand. E così sono apparsi sulla scena note di cioccolato fondente, caffè tostato, mandorlo, caramello e cristallizzate vaniglie zuccherine.
Infine, una mia curiosità: qual è la prima cosa a cui pensa quando deve creare una nuova fragranza?
Sinceramente non ho un processo creativo standard.
Tutto è legato alla fonte d’ispirazione e come questa si articola nel mio pensiero. Le fonti scaturiscono da stimoli quotidiani sotto varie forme. Il segreto sta nel far sedimentare un guizzo creativo cercando di delinearne i contorni e renderlo stabile. Lascio poi fluire l’idea dentro di me cercando di ancorarla a materie prime e sensazioni da rievocare che siano ben caratterizzate. Un musicista scrive parole e lega le note trasformando gli accordi in musica.
Io procedo in modo simile, solo con strumenti diversi.