Cosa accade nel mondo blasonato della moda internazionale quando a emergere sono piccoli atelier made in Italy?
Stoffe ricercate, ago e filo riescono a trovare un posto di primordine sconfiggendo la standarizzazione?
La sartoria hand made diventa strumento di comunicazione che va oltre il mero acquisto di un abito o di un accessorio. Per vellicare la vanità femminile bisogna offrire il meglio sia in fatto di tessuti, sia nella maestria sartoriale.
Chiara Pizzinato atelier: una storia di passioni
In provincia di Treviso ci sono due donne con alle spalle una storia straordinaria, capaci di trasformare sentimenti in capolavori, grazie alla perizia di taglio e cucito.
Sto parlando dell’Atelier di Chiara Pizzinato e Isabella Bandiera.
Da questa intervista ho percepito l’evoluzione avveniristica del made to measure. Chiara è partita da esigenze personali ed è sfociata con un sofisticato algoritmo nel business sartoriale, dove le regole hanno il sapore dell’antico eppure sono così avanguardistiche. Il criterio primo resta il contatto umano, lo style advisor, per avvalersi di suggerimenti preziosi che solo due pioniere del sartoriale possono offrire alle donne.
Due chiacchiere con Chiara Pizzinato
Riesci a spiegarmi il claim “Le infinite trame che danno forma al desiderio”?
E’ quello che provo quando mi avvicino al tessuto, prima ancora di fare un abito.
Tutto parte dall’origine che si può definire passione per la materia tessile.
Chi mi stimola sono due sensi: la vista e il tatto.
Dietro ogni tessuto si cela una storia: penso all’origine, al luogo in cui viene prodotta, la ricerca del colore, questi elementi forgiano l’anima del nostro Atelier, solo alla fine avviene la creazione fisica dell’abito o dell’accessorio.
Insieme a Isabella, la mia socia, dedichiamo molto tempo al dietro le quinte, riteniamo sia la parte magica per la creazione di un abito.
La cliente ha infine il suo desiderio personale che è quello di ambire al bello per sentirsi bella.
È fondamentale che “l’abito incontri la persona” mettendo così in luce la sua storia, la sua cultura, le sue caratteristiche.
Tra il tessuto e me c’è un contatto energetico, un chiamarsi e riconoscersi.
Cultura e creatività sono nel Dna del mestiere del sarto. C’è un aneddoto che ricorda come sei partita?
Tutto iniziò per caso.
Coprivo un ruolo di responsabilità in una società di ingegneria, ero mamma di tre bambini e, seppur felice, non mi sentivo in equilibrio.
Decisi allora di lasciare la carriera per occuparmi della mia famiglia.
Sono una curiosa e ho una spiccata vena creativa, così, per passare il tempo quando i figli erano a scuola, mi dedicai al patchwork.
Sentivo una forte attrazione per la materia, senza averne pienamente coscienza.
Accadeva quando ero alla ricerca del tessuto che mi rapisse. Attorniata da migliaia di stoffe, aspettavo un richiamo, un’eccitazione inspiegabile che mi indirizzasse verso una lana piuttosto che un’altra.
Quando mi sentivo soddisfatta tornavo a casa e iniziavo a creare.
Mi divertivo a intrecciare le stoffe: la lana con la seta, la seta con il cotone, realizzando poi arazzi, coperte e copriletti che restavano in famiglia.
Un giorno una persona, innamorata di un mio lavoro, mi chiese di venderglielo.
E’ stato il primo switch, ho pensato che potesse diventare un business, eppure non mi sentivo pronta, mancava qualcosa.
Passando davanti a uno specchio di casa, in un pomeriggio come tanti, presi d’istinto la coperta che stavo facendo e la appoggiai sul petto.
Mi guardai e sorrisi.
I MIEI LAVORI POTEVANO ESSERE INDOSSATI
I corpetti, i top e le stole nascono da questa storia e sono pezzi che io amo molto, sempre presenti in Atelier e tanto apprezzati dalla mia clientela.
Se dovessi citare un capo simbolo quale sarebbe?
Senza dubbio è la stola incrociata.
Simbolo delle prime collezioni, quando giocavo con le forme geometriche memore dell’esperienza fatta con architetti e ingegneri con i quali collaboravo.
Riaffiora nella creazione quell’atavica passione per il colore, il mondo matematico e la botanica. Ancora oggi sento il bisogno del contatto visivo e tattico con la vegetazione. Toccare una foglia e sentire il liscio delle tessiture o il ruvido di un petalo di rosa, mi porta in atelier a ricercare lo stesso contrasto nelle stoffe per combinarle tra loro.
Liscia come la seta e ruvida come il lino o la lana.
Credo di averla realizzata con tutti i tessuti possibili.
Noi di Chic Advisor cerchiamo l’anima nelle opere realizzate, dov’è la tua?
E’ inevitabile che in ogni pezzo che realizziamo ci sia la nostra anima. Le confesso che riusciamo a canalizzare il destinatario dei nostri capi, se ci rendiamo conto che un abito o un accessorio non sia adatto a una persona che vorrebbe portarselo a casa, riusciamo a farle cambiare idea senza dirglielo. Siamo convinte che ogni realizzazione abbia incorporata un’energia che debba finire nell’animo della persona giusta.
Che cosa pensi del digitale nel mondo della moda?
Non siamo appassionate di tecnologia, ma viviamo in questo periodo storico e il web è necessario per far sapere che esistiamo.
Stiamo sperimentando una vendita on line di alcuni accessori di più facile approccio perché privi di taglie.
Purtroppo ci sono dei limiti.
La nostra è una produzione di nicchia, realizziamo abiti cuciti sulla persona e quindi irripetibili.
Preferiamo di gran lunga il contatto umano, il rapporto che cerchiamo va oltre alla vendita in sé.
Instauriamo con la cliente un legame che dura nel tempo, diventiamo consulenti, ci si fida le une delle altre e il mondo digitale distrugge questa parte sentimentale, a cui noi teniamo molto.
Ultimo, non certo per importanza, è l’appiattimento dei sensi, vista e tatto sono azzerati da un clic.
Usiamo la strategia del web certo, comunichiamo con la nostra pagina “chi siamo” preferendo sempre e comunque il dialogo diretto e la relazione.
Come sarà il 2019 di Chiara Pizzinato Atelier?
Posso svelarti che stiamo puntando sul mercato internazionale, se avremmo successo all’estero saremmo riconosciute in Patria. Punteremo molto sull’accessorio come le stole che diventano corpetti o mantelle che assomigliano a delle giacche. Oggi siamo riconosciute molto in Francia dove il gusto per l’unicità, la sartoria e l’alta manifattura sono un must rispetto all’Italia.
Vedremo cosa accadrà.
Un’anticipazione sulle tendenze estate 2019?
Abbiamo scelto i colori della terra: il giallo caldo, i rossi che richiamano l’imbrunire, le tonalità del verde che amo tanto. Come vedi ritorna il mondo vegetale a cui mi ispiro con passione. I blu, i grigi e i neri sono sempre presenti nelle nostre collezioni.