È una fredda mattina di febbraio, il passaggio a piazza San Marco è bloccato tra pozzanghere, passerelle e turisti in fila che aspettano il loro turno per prendere il vaporetto. Un ultimo giro, dai. Non è ancora il tempo di lasciare la regina dell’acqua, Venezia.
L’istinto mi guida lontano dalla folla, in viuzze e posti impensabili: decido di seguirlo, da Chic Advisor quale sono, da sempre credo. Un passo dopo l’altro e il mio sguardo cade su una vetrina diversa dalle altre, attirata dalla sua luce profonda della quale non sono solo io ad accorgermi, ma anche la mia amica Teresa.
Un tuffo oltre il tempo, uno squarcio sull’eleganza del passato, una visione su gioielli di rara bellezza, diamanti e smeraldi finemente lavorati in stile gotico, carichi di simbolismo e fascino magnetici, capaci di catturare qualunque sguardo.
Teresa ed io ci guardiamo incredule e decidiamo di farci coraggio ed entrare: ho forse trovato il mio TRE CORONE?
La corona in oro è la connessione con il divino, è il piombo trasmutato in oro alchemico e il 3 corone per me è la massima espressione di eleganza, stile, qualità e rappresentazione del genio del posto, è colui che tramanda la storia da almeno cento anni.
La piccola porta della gioielleria, fin troppo discreta, si apre sotto il tocco di lei, una signora, minuta e dai folti capelli bianchi che in pochi minuti sparisce sotto il fascino di lui, il diamante gentiluomo, creatore e artefice di quelle meraviglie: il gioielliere Attilio Codognato.
Attilio Codognato, è un nome storico nel panorama della gioielleria italiana, raffinato creatore di oggetti unici, famoso per suoi i moretti, teschi e “memento mori”. Amico di Andy Warhol che di lui era grande acquirente, ha vissuto nella New York degli anni d’oro, ma poi è rientrato nella sua splendida Venezia, dove ha continuato la tradizione di famiglia e allo stesso tempo portato avanti il suo amore per l’arte, fondando una galleria e diventando un attivo collezionista.
Poche volte mi è capitato di incontrare persone così carismatiche quanto umili e gentili: Attilio Codognato è qui di fronte a me, con il suo abito scuro, lo sguardo profondo e la sua eleganza e comprendo di aver trovato il mio diamante raro, l’eccellenza che da sempre stavo cercando, l’artista, la tradizione italiana, la signorilità, la rappresentazione del genio del luogo.
Con fare gentile ci invita a muoverci con curiosità nella sua gioielleria, a scattare foto, consultare libri e storia di famiglia, fino a che non tira fuori da un angolino del negozio un Vogue un po’ stropicciato, un’edizione di diversi anni fa gelosamente custodita perché contenente ben sei pagine su di lui e la storia della sua famiglia di gioiellieri.
Fondata da Simeone Codognato nel 1866, questa boutique in stile boudoir con mobili in legno intagliato, poltrone e tavoli ricoperti di velluto rosso, rimane salda e fiera a pochi passi da piazza San marco, da ben quattro generazioni, a custodire i segreti dell’alchimista e la tradizione di una creatività che racchiude in sé la forza dell’eternità.
Chiaramente non sono stata la sola a cadere sotto il fascino dell’alchimista: centinaia di celebrità negli anni sono state catturate dalla sua luce, da Jeff Koons a Andy Warhol che Codognato incontrò per la prima volta nel 1966, in compagnia dei famosi mercanti d’arte Leo Castelli e Ileana Sonnabend; negli anni ’70 Warhol realizzò due grandi ritratti di Codognato. Warhol – come cita il New York Times – è stato fotografato innumerevoli volte durante la sua vita – da solo, dai paparazzi e da molti altri – ma non ha mai sorriso per la fotocamera. Attilio Codognato è stato uno dei pochi a gestire l’artista in pellicola con un ghigno sul volto, voltandosi a guardare indietro mentre lasciava il negozio Codognato a Venezia.
La luce del genio si riversa in tutte le sue opere ma la sua più grande creazione, a mio avviso, è il memento mori, la rappresentazione della morte e dei suoi simboli lavorati con tal maestria da rendere magnetico ed attuale ogni singolo pezzo.
I numerosi pezzi raffiguranti teschi, ossa incrociate e scheletri nel corso dell’ultimo secolo e mezzo potrebbero risultare lugubri per alcuni ma sono in realtà affermazioni di vita, un promemoria sulla mortalità del genere umano, ci ricordano di vivere ogni momento come fosse l’ultimo e incitano il desiderio di trovare gioia nella vita finché possiamo, ‘’Remember death, enjoy life’’.
Come Anna Sui, famosa stilista statunitense di origini cinesi, attratta dal celebre anello a forma di teschio con la corona di casa Codognato, sogno anch’io un giorno di tornare in quella boutique senza tempo e chi sa, uscire con quel teschio al dito che ha fatto sognare generazioni di uomini e donne in tutto il mondo.
Esco dal negozio, ancora frastornata da questo incontro speciale e realizzo che quei pochi minuti cambieranno il mio futuro, trasformando il mio progetto Chic Advisor in un modo totalmente inaspettato.
Il regalo più grande è stato incontrare lui, l’artista, il collezionista, il diamante gentiluomo, la rappresentazione viva del genius loci, quel genio che dal 1866 si riversa nei gioielli e nei lavori di famiglia.
Creazioni che lo hanno portato ad avere riconoscimenti internazionali e ad essere scelto oltreoceano da vip dal calibro di Elisabeth Taylor e che ad oggi rappresentano l’eccellenza italiana nel mondo, che ci ricorda che la vita è breve e va vissuta al meglio e che il genio e l’arte sono immortali.
3 Comments on “Attilio Codognato, il diamante gentiluomo”
Divine !!!
Grazie mille.
Amazing Marianna, traditional and contemporary luxury guru…