“Fai cose belle e fallo sapere al mondo”. Perché le cose belle hanno un’anima e parlano a chi le sa ascoltare.
(Giovanni Raspini)
È proprio all’insegna dell’anima e delle cose belle che sono stati marchiati i due giorni del Giovanni Raspini Cine Award 2018 appena tenutisi nel cuore della Toscana, tra Cortona e Valdichiana.
Per l’occasione, il genio Giovanni Raspini ha non solo premiato quello che ormai è uno dei simboli più prestigiosi del cinema italiano, ma ha anche spalancato le porte della sua azienda in una visita guidata alla scoperta dei suoi gioielli.
L’invito che mi era stato recapitato prometteva faville, tra rinfreschi, il tour guidato tra le meravigliose creazioni dell’artista toscano e il gala dinner, in cui Raspini avrebbe premiato il famoso regista e sceneggiatore napoletano Mario Martone. Eppure, nulla lasciava trapelare la bellezza e la magia che mi avrebbero accompagnato per tutti i due giorni.
Raspini Cine Award 2018: la mia esperienza
Arrivo in hotel nel primo pomeriggio, indosso un vestito bohemian non troppo elegante, perfettamente in linea con il dress code indicato sull’invito, casual chic in questo caso e mi dirigo all’Auditorium Sant’Agostino, nel centro della cittadina medievale di Cortona. Ad accogliermi, tra buttafuori e grosse fiaccole, proprio lui, Giovanni Raspini, con il suo immenso sorriso e l’immancabile stile rock.
È sempre un piacere parlare con Giovanni. È un fiume in piena, la sua energia è travolgente, non conosce confini, eppure ricorda ogni dettaglio di te. Un artista con una buona memoria e l’attenzione all’ascolto e ai dettagli è sempre cosa rara.
Cerco di non rubargli troppo tempo, vista la fila di gente che gli si accalca attorno per salutarlo, ma un selfie, con tanto di sorrisoni, trovo il modo di rubarlo lo stesso, tanto chissà quando lo rivedo, sarò dispersa tra i tavoli!
Mi accingo ad entrare e, d’improvviso, un tuffo nel passato…
La location dei Giovanni Raspini Cine Award 2018
Ti ho mai detto quanto ami lo stile gotico e romanico, i contrasti, le simbologie religiose e tutto ciò che mi riporta alla storia, ai Templari, o allo stile medievale?
Immagina, quindi, la mia faccia nel trovarmi catapultata all’interno di un’antica chiesa sconsacrata, perfettamente ristrutturata e allestita per l’evento. Tavoli rotondi per 300 persone, schermi giganti pronti a proiettare il trailer del film di Mario Martone, candelabri alti e sinuosi, statue di santi e drappi rossi. Il tutto innaffiato dalle note rock di un famoso gruppo jazz.
Dopo un breve rinfresco allestito nel chiostro, vengo accompagnata al tavolo.
No va beh, ma dici sul serio? Io al tavolo con i due geni? Passo in rassegna i volti ed eccolo lì, uno dei miei più cari amici e senza ombra di dubbio tra i migliori partner in crime quando si tratta di eventi. Se sono qui è anche per merito suo.
Dopo una sorta di ebbrezza diffusa e un sorriso stampato in faccia tipo paresi che mi accompagna per la prima mezz’ora della cena, le prime lacrime scendono copiose con la proiezione del trailer di Capri Revolution.
Alla citazione “Non esiste nulla di più rivoluzionario del desiderio di libertà” i miei occhi cominciano a gonfiarsi di lacrime, ma è sul finale che esplodono senza ritegno: “Tu vuoi giustizia e pace per gli esseri umani, ma che umani siamo se non proviamo compassione?”. La Compassione, quella vera, quella per gli esseri viventi, per gli animali, per la natura, la compassione di cui parlavano Platone, Aristotele, Leonardo Da Vinci e tutti i Grandi del passato.
Il senso del film, le musiche, il messaggio profondo che arriva diretto in faccia come uno schiaffo mi hanno dato uno scossone così forte che ancora adesso, a distanza di due giorni, ne porto i segni.
Quattro chiacchiere con due geni
A distrarmi da quell’attimo di “profondo cuore” è stata l’intervista a Mario Martone e Giovanni Raspini. Mi sono persa nelle loro risposte più di una volta. Gli occhi degli artisti che sanno cogliere sfumature ovunque, che masticano Storia, che ricercano la bellezza nell’espressione dell’anima, nel vecchio e nel nuovo.
L’espressione e la ricerca della libertà è per me il più grande messaggio che si possa dare all’umanità. Lo predico da sempre, lo scrivo nei miei articoli, lo declino in tutte le salse nel mio libro e trovarmi a respirare arte e libertà in una serata così emozionante mi ha ritemprata nell’anima come solo uno dei miei viaggi avventurosi sa fare.
Un incontro indimenticabile tra due geni. Io, in prima fila a fare da spettatore.
Al termine dell’intervista e l’atteso premio-trofeo Raspini Cine Award 2018 direttamente catapultato nelle mani del maestro Martone, il ritorno al tavolo dei due, tra sguardi ammirati e scrosci fragorosi di applausi. Poi la cena, deliziosa, allietata dalla band e da spettacoli di magia.
Il premio era lì, proprio davanti a me, due libri a fare da base ad una tartaruga – “simbolo d’immortalità” ci spiega Giovanni – sormontata da un obelisco decorato con simboli del percorso artistico di Martone. Le idee che prendono forma e si trasmutano in oggetti e opere di grande valore, come un film, o un capolavoro di argento ideato da una mente sola ma poi fuso e composto da più mani, artisti all’unisono.
Due visionari, caparbi artefici del proprio destino impegnati in progetti di alto spessore in due mondi apparentemente diversi.
Giovanni Raspini, che ho avuto il piacere e l’onore di incontrare più volte e di cui sono stata ospite in diverse occasioni.
Di origini toscane, architetto, stylist e designer, ha progettato case, mobili, oggetti per la casa e gioielli. Un artista che non si è mai fermato dinnanzi alle difficoltà, che ha sempre creduto nei propri sogni, anche quando agli inizi della carriera proponeva i suoi lavori a gioiellieri e artigiani che puntualmente gli dicevano “torna tra un mese”. Così racconta, ma poi gli leggi negli occhi quella forza che lo caratterizza e con cui ha preso sottobraccio tutti i “no” raccolti, tutti i rifiuti e le delusioni, li ha fusi insieme come l’argento delle sue creazioni e ha tirato su un’azienda che oggi conta una sessantina di dipendenti, tutti italiani.
Come lui stesso dice, “Progettare significa guardare avanti. Volevo costruire i miei pezzi, rendere vere le mie creazioni. Così ho selezionato i migliori scultori, modellisti e tecnici, e ho iniziato. Un sogno di bellezza reso concreto dalla grinta e dalla passione che caratterizza tutto quello che facciamo. Da anni vivo e lavoro nella mia casa sulle colline toscane, una villa del ’500 dove ho costruito il mio atelier. Qui, circondato dalle cose che mi piacciono, disegno e progetto le mie creazioni. Amo stare fra le cere calde dei modelli che prendono forma. Amo profondamente l’argento, che mi dà emozioni infinite, mai scontate, sempre cangianti. Il gioiello è davvero poesia, perché la bellezza può offrirti ogni volta il brivido della creazione”.
Questo è Giovanni Raspini.
E poi c’è lui, Mario Martone.
Napoletano, visionario, autore complesso dalla straordinaria sensibilità e profondità che trasuda da ogni opera. Un uomo capace di toccare argomenti particolari e difficili e trasmutare in un lavoro quasi alchemico la tradizione napoletana, rendendola contemporanea e dal profilo squisitamente universale.
Nella sua carriera Martone ha collezionato un Leone D’Oro, quattro David di Donatello e tre Nastri D’Argento. Tra i suoi grandi successi cinematografici e teatrali ricordiamo Morte di un matematico napoletano, Rasoi, L’amore molesto e il film Il Giovane Favoloso, ispirato alla vita di Giacomo Leopardi. E ora Capri-Revolution, atteso nelle sale a partire dal 20 dicembre, il suo ultimo gioiello.
Il film è ambientato nell’omonima isola, che, fra ’800 e ’900, attrasse chiunque avvertisse forte la voce dell’utopia e coltivasse profondi ideali di libertà.
Il regista ha preso ispirazione per il film dalla vicenda storica della comune realizzata a Capri dal pittore tedesco Karl Wilhelm Diefenbach, dopo averne casualmente scoperto le opere esposte alla Certosa di San Giacomo. Il titolo originario del film era Capri-Batterie, ispirato all’omonima opera d’arte concettuale di Joseph Beuys, che è stata anche una delle fonti di ispirazione della pellicola, per via della sua “idea dell’arte non come ricerca estetica ma come il tentativo di trovare un diverso modo di creare una relazione tra le persone”.
Una comune di artisti, uomini e donne che vivevano di arte, natura e amore libero alla mercé dell’ignoranza della gente che li riteneva “diavoli”. Esiste forse qualcosa di più attuale?
Un genio che premia un altro grande genio. Una cena in cui ho mangiato arte e bevuto libertà, perché il più grande messaggio che si possa donare al mondo è quello di rimanere liberi nonostante tutto e di mostrare la propria bellezza agli altri. Come dice Martone, “Che umani siamo se non proviamo compassione?”.
Libertà e compassione. Nulla di più antico, nulla di più futuristico, nulla di più vero.