Soffitto di cristallo, ovvero storie di emarginazione

Il soffitto di cristallo (dall’inglese GLASS CEILING) è la metafora che si usa per esprimere il boicottaggio di una promozione di una persona in una organizzazione lavorativa o sociale, per barriere di origine sessuale o razziale.

Il Glass Ceiling crea una sorta di emarginazione, ghettizzazione, isolamento, penalizzazione dell’individuo, con ostacoli di natura sociale, culturale, psicologica, che seppure apparentemente invisibili, diventano invalicabili.

L’origine dell’espressione glass ceiling

L’espressione Glass Ceiling  fu coniata nel 1978 dalla direttrice di Working Woman, che dichiarava: “…Non c’è abbastanza spazio per tutte quelle donne ai vertici….”nel momento cui stava uscendo dal giornale. Ovvero, raggiunto un “CERTO PUNTO” (ovvero il Tetto) le donne si fermano: non guadagnano le stesse cifre degli uomini, a pari grado e mansione, non hanno opportunità di carriera, non hanno gli stessi diritti e stessa considerazione . Ma è solo nel 1984 che si parla di Tetto di cristallo diffusamente e fuori dalle ipocrisie, e questa volta grazie ad un articolo del Wall Street Journal in cui si afferma: “… il Glass Ceiling  … per mantenere le posizioni di leadership di livello esecutivo nelle mani dei maschi…”

Ovviamente con queste parole si scatenò un violento dibattito di opinioni addirittura sull’esistenza di questo fenomeno che venne poi  messo a tacere con uno studio del congresso statunitense (United States Federal Glass Ceiling Commission) del 1991.

Questo studio fece trasparire “l’invisibile ma invalicabile barriera che impedisce alle minoranze e alle donne di salire ai gradini superiori della scala aziendale, indipendentemente dalle loro qualifiche o dai loro risultati” tanto da dover stilare REGOLE ben precise per restarne immuni.

È ufficiale: il tetto di cristallo da questo punto in poi Esiste!

Si arriva al punto che, nel 2013, il settimanale The Economist ha creato il Glass-Ceiling Index, per monitorare annualmente la condizione lavorativa e sociale della donna in 29 paesi del mondo.

Oggi… Good Vibes

Queste le basi per poter parlare della situazione di oggi. Dove siamo arrivate?

La percezione è che i passi che si stanno facendo sul woman empowerment siano da giganti, specialmente nell’ultimo lustro. Solo nell’ultimo anno si va dalla legion d’onore a Maria Grazia Chiuri di cui abbiamo ampiamente parlato questa estate, a quando il Parlamento Europeo, sempre nel luglio 2019, ha eletto Ursula von der Leyen Presidente della Commissione Europea. Lei, è la prima donna ricoprire tale ruolo.

La fisica italiana Fabiola Gianotti, cervello in fuga,  pochi giorni fa è stata riconfermata direttrice generale del Cern di Ginevra, uno dei più importanti laboratori di fisica al mondo. Mai era successo prima del 2016 che una donna guidasse l’istituto di Ginevra. E adesso, nel 2019, hanno addirittura fatto un’eccezione allo statuto del Cern, perché mai era accaduto a prima una riconferma nella direzione. Troppo in gamba per poterla sostituire! E vi ricordate la “cacciata” del macho battutista spiritosone?

La fisica Fabiola Gianotti – Thanks to repubblica.it

Poi la giovanissima, ma determinante per le sorti politico economiche del Pianeta, Greta Thunberg, che dall’alto della sua forza dialettica ed espressiva, ha dicotomizzato il mondo reale e dei social, ma è riuscita nel suo intento: scuotere le superpotenze maciste.

La giovane Greta Thunberg – Thanks to Rainews24

Certo c’è “chi guardando il dito puntato alla luna guarda il dito anziché la luna”, e così c’è chi “preferisce” guardare e criticare la figura di Greta, anziché il messaggio che porta, ma, lei, il suo obiettivo, direi che lo abbia ampiamente raggiunto: terremotare le coscienze e creare compartecipazione su temi di cui non si parlava. Che donna!

Ed è di oggi la notizia shock nel mondo dell’editoria dell’elezione di Roula Khalaf a direttrice del Financial Times. Un cambio della guardia storico per il giornale britannico, punto di riferimento della City: il primo direttore donna in 131 anni. La donna della Svolta!

Roula Khalaf – Thanks to prevuemeetings.com

Come non citare la battaglia per i diritti di uguaglianza di diritti, anche se di altra natura, ma comunque antidiscriminatoria, della donna dalla dignità e umiltà più grande che abbia mai visto, dopo la sofferenza subita: Liliana Segre. 89 anni, senatrice a vita, sopravissuta ad Auschwitz e testimone dell’Olocausto, eppure sottoposta al martirio del tetto di cristallo e al razzismo etnico dei social, di persone che, nascondendo la propria identità, riescono a diventare altro da sé, per ammorbarsi in espressioni inconciliabili con questa donna così forte e fragile insieme. E lei porta avanti il suo passato nel futuro con tutta la sua Dignità!

Come sarà il futuro?

Non sono tutte le donne che c’è l’hanno fatta ce ne sono sicuramente tante altre, forse più famose, che non ho citato.

E poi ci sono le donne “quotidiane”, quelle che non fanno notizia sui quotidiani o sulle news ANSA, che stanno compiendo passi da gigante fuori dal mondo mediatico, di cui palesemente non posso parlare, quelle che mi stanno leggendo.

Tutte insieme, ognuna come una goccia nel mare, stiamo portando avanti la società e stiamo progredendo verso qualcosa che sarà diverso, che arriverà sicuramente a sfondare quel Tetto di Cristallo.

Le prime a volerlo dobbiamo essere noi, con le nostre capacità, la nostra cultura, credendoci per prime, studiando, essendo sempre curiose, non essendo schiave del nostro aspetto esteriore, cercando la nostra identità , cercando di avvicinarci alla vita che vorremo per noi e non per compiacere gli altri, abbandonando il senso di colpa che spesso contraddistingue la figura femminile, mantenendo la nostra personalità senza stravolgerla per poter essere “maschia”, essendo sempre noi stesse, potendo essere madre se si desidera ma potendo anche decidere di non diventarlo mai, in libertà, senza giudizio, sempre nel segno della non accettazione del sopruso, del “senonoraquando”, della non violenza.

Unendoci lo distruggeremo, perché il mio augurio è che ai vertici di un organigramma o di una società, non ci debba essere la scelta tra uomo e donna, ma la scelta meritocratica per la persona più valida, più adatta. E non ci si debba mai più meravigliare se donna, uomo, transegender o omosessuale.

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